“Nonno ragno” scala gli 80 coltivando zucchine e pomodori

Dopo una vita di scalate, Graziano Bianchi ha festeggiato i suoi ottant’anni mercoledì 26 luglio 2017 dando appuntamento agli amici nel suo orto tra le prime ondulazioni del Triangolo Lariano. L’occasione è stata propizia per mostrare di che cosa è ancora capace questo piccolo arrampicatore che Erba ha voluto onorare nel 2016 con la “benemerenza civica”. Non è però facile adattarsi agli inevitabili affronti della vecchiaia – la protesi a un ginocchio, quel certo formicolio ai piedi, le pillole per la prostata – dopo aver temprato il fisico in mille sfide sia come guida alpina sia come esperto di disgaggi in grande esposizione. O forse la montagna, maestra di vita, offre qualche scappatoia in più ai suoi attempati sacerdoti? La montagna ha insegnato a Graziano, “nonno ragno” come lo ha battezzato uno scrittore dedicandogli un libro, a fare di necessità virtù. Amorevolmente chino sulle sue pianticelle di melanzane, zucchine e succosi pomodori, è probabile che a Graziano capiti talvolta di rivedersi ancora nei panni di quell’intrepido apritore di vie che lui era sulle Alpi, sulle Ande, in Himalaya, in Africa e Groenlandia. Ma chi lo conosce sa che sono le nuove sfide quelle che lo interessano, anche se per qualcuno insignificanti. Come lo è salire lesti, alla soglia degli ottanta, in soli 23 minuti, lungo la mulattiera dall’Alpe del Viceré alla Capanna Mara. Gustare le delizie dell’orto di Graziano Bianchi, così rigoglioso e ordinato, resta comunque un piacere per pochi eletti e un onore non meno di quanto non sia stato (una vita fa, per chi scrive…) legarsi alla sua corda per ghiacci e pareti. Dopotutto il ritorno alla Madre Terra è quasi una costante per certi alpinisti che hanno creduto a un certo punto di potersene distaccare per salire sempre più in alto. Indimenticabili sono gli ortaggi e gli ovetti freschi offerti in Valsassina agli amici da Casimiro Ferrari, l’eroe del Cerro Torre, che ha finito i suoi giorni facendo il contadino in una fazenda in Patagonia. Esemplare è la passione per i campi del bucolico “Det” Alippi, un grande dei “Ragni” al quale Giovanni Capra ha dedicato di recente un bellissimo libro biografico. E l’elenco dei colleghi alpinisti passati dalla piccozza alla zappa potrebbe continuare annoverando nomi illustri della verticale, vero Graziano? (Ser)