Rassegne. Le Alpi che cambiano in 274 scatti
Un flusso di immagini creato da 274 scatti, risultato di una campagna fotografica condotta lungo le valli alpine italiane, dal confine francese a quello sloveno. Si presenta così “Attraverso le Alpi”, il racconto fotografico delle trasformazioni del paesaggio alpino voluto dall’Associazione Architetti Arco Alpino e realizzato dal collettivo Urban Reports. Con l’obiettivo di leggere, isolare, comporre e ricomporre in fotogrammi d’autore la quotidianità dei paesaggi delle ‘terre alte’. Per trarne moniti e nuove prospettive.
Le mostre sono ospitate in dieci sedi (vedere qui di seguito l’elenco e gli orari) e si sonoaperte venerdì18 settembre. Dall’estremo confine occidentale francese a quello orientale sloveno, sono 10 i territori provinciali coinvolti e indagati a fondo, migliaia i chilometri di percorsi, 12 le valli, soprattutto secondarie. Con un proposito: rintracciare i segni, le tracce e i caratteri che servono a raccontare la storia del vasto paesaggio culturale alpino fatto di architetture, linguaggi e usi. E rintracciarne – attraverso le forme dell’abitare, le risorse, le produzioni e i meccanismi di ieri e oggi – segnali e moniti di abbandono e degrado e, all’opposto, esempi di riappropriazione contemporanea.
“Attraverso le Alpi” è il secondo progetto dell’Associazione AAA, che nel 2016-17 lanciò il contest “Rassegna di Architettura Arco Alpino”, cui presero parte 246 progetti per dare, attraverso l’architettura, una lettura e un’interpretazione dei paesaggi alpini. Questo nuovo progetto fotografico, come annuncia un comunicato, “promuove un ulteriore livello di lettura e intende osservare le normali modalità di utilizzo e sfruttamento dei territori che testimoniano la relazione dialettica ed evolutiva tra l’uomo e l’ambiente in cui vive”. Lo afferma l’architetto Alberto Winterle, presidente dell’Associazione AAA.
Da patrimonio comune, la montagna è diventata prodotto e i territori sono un valore economico. Sono cambiate le forme dell’abitare spostatesi con le residenze in bassa-media valle, lasciando comunità rese mute dallo spopolamento, immobili abbandonati o vuoti per lunghi periodi; e un’urbanizzazione del fondo valle con un carattere fortemente estraneo al contesto alpino.
Vi è poi il capitolo dedicato alle risorse e alla produzione, in cui le immagini amplificano i segni di un tempo che ha sfruttato le risorse locali (agricole, industriali o estrattive) plasmando il territorio: lo ha reso fertile e produttivo, ha costruito condotte e impianti e ha scavato pietra ed estratto metalli. Lasciando poi sul terreno, una volta abbandonato, piloni, involucri vuoti, cave dismesse, borghi in rovina, voragini, scavi, esempi di archeologia industriale, divenuti talvolta landmark o land-art.
Il terzo e ultimo capitolo d’indagine riguarda i meccanismi, ossia le micro e le macro-infrastrutture che per rendere possibile la convivenza uomo-montagna (reti, chiodature, protezioni, strade, ponti, sentieri, bacini di raccolta, terre armate, dossi, muri e parcheggi, ma anche piccoli e misteriosi marchingegni segnalati come pericolosi) imbrigliano, avvolgono, tagliano, superano i pendii, sostengono, creano connessioni, avvicinano, aderiscono alla roccia e disegnano paesaggi. La riflessione qui si concentra tra la forza immensa dell’elemento vivo naturale e l’azione di contenimento dell’uomo.
Questo itinerario a tappe lungo un territorio vasto e complesso si è aperto a incontri con le comunità locali, rivelando, nelle diversità, la comunanza di intenti e sfide, aprendo un confronto su temi analoghi sviluppati secondo le tradizioni locali che costituiscono un patrimonio (di architettura, conoscenza, linguaggio, cultura, tradizione…) oggi ancora fondamentale.
Accanto alla montagna urbanizzata, modellata, livellata, disboscata e infrastrutturata per renderla accessibile, globalizzata e appetibile ai villeggianti, ci sono valli abitate da comunità stanziali che sfidano ogni giorno l’ambiente ostile con tenacia; a fianco degli esempi di sopravvivenza e resistenza – e all’opposto dei fenomeni di abbandono – si trovano forme di ritorno e riscoperta del vivere le terre alte, pur con le difficoltà del caso. Dove terra, pietra, acqua, bosco, habitat, pendii e clima sono, sì, risorse e occasioni di rilancio produttivo, ma tornano a essere soprattutto beni ambientali collettivi. Dando segnali incoraggianti di un ripensamento del territorio alpino come paesaggio culturale e patrimonio comune insostituibile.
Date, sedi e orari di apertura
Aosta Forte di Bard Opera Mortai, Bard
19.9. – 1.11.2020
martedì – venerdì: 10 – 18
sabato – domenica: 10 – 19
Belluno Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore
19.09. – 27.09.2020
lunedì – domenica: 16.30 – 19
prenotazione obbligatoria: 333 4501766
Bolzano Waaghaus / Casa della Pesa, Bolzano
19.09. – 02.10.2020
lunedì – sabato: 10 – 13 e 16 – 19
Cuneo Chiostro di San Francesco, Cuneo
19.09. – 15.10.2020
martedì–domenica 15.30 – 18.30
Novara VCO Museo d. Paesaggio, sede di Casa Ceretti, Verbania
19.09. – 27.09.2020
giovedì – domenica: 15.00 – 19.00
Sondrio Palazzo Pretorio, Sondrio
19.09. – 03.10.2020
lunedì/ – venerdì: 17 – 19
sabato: 10 – 12
Trento Gallerie di Piedicastello, Trento
19.09. – 04.10.2020
martedì – domenica: 10 – 18
Torino Castello di Miradolo, San Secondo di Pinerolo
19.09. – 20.09.2020
10 – 19
consigliata prenotazione: 0121 502761
Udine Palazzo Veneziano, Malborghetto
19.09. – 25.10.2020
martedì – domenica: 10.30 – 12.30 e 15 – 18
Vercelli Villa Virginia, Varallo
19.09. al 27.09.2020
lunedì – domenica: 09 – 19
L’Associazione Architetti Arco Alpino è composta dagli Ordini degli Architetti PPC di Aosta, Belluno, Bolzano, Cuneo, Novara e Verbano Cusio Ossola, Sondrio, Torino, Trento, Udine e Vercelli. I 274 scatti di Urban Reports provengono dalle strade e dai sentieri delle Val Tanaro (CN), Val Chisone (CMTO), conca di Saint-Nicolas (AO), Val Sermenza e Val d’Otro (VC), Val Divedro (NOVCO), Valmalenco (SO), Val di Rabbi (TN), Val Martello (BZ), e dai territori tra Cadore e Comelico (BL) e Val Canale (UD).
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