ArchAlp, l’architettura nelle Alpi centrali e orientali
“Nuove frontiere per il progetto nelle Alpi centrali e orientali” è il tema del quinto numero della nuova serie di “ArchAlp”, rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino (diretta da Enrico Camanni con la direzione scientifica di Antonio De Rossi) del Centro di ricerca “Istituto di Architettura Montana” del DAD – Politecnico di Torino. Nelle Alpi centrali e orientali la cultura architettonica ha giocato in anni recenti un ruolo fondamentale nello sviluppo locale e regionale, diventando un vettore determinante per il rafforzamento culturale e socio-economico dei territori.
Il numero di Archalp, nel presentare una rassegna di architetture e di progettisti che hanno lavorato in questi luoghi, illustra altrettante idee di architettura, modi di esplorare i luoghi, di studiare le condizioni del passato, di interpretare il cambiamento e le ragioni della contemporaneità.
Si approfondiscono in particolare alcuni episodi recenti di architettura nelle aree delle Alpi centrali e orientali (Lombardia, Ticino, Grigioni, Vorarlberg, Tirolo, Sudtirolo, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Slovenia), attraverso un racconto basato sull’illustrazione di progetti realizzati recentemente.
La scelta di concentrarsi sulle Alpi centrali e orientali – tenendo quindi assieme contesti anche molto diversi dal punto di vista storico, socio-economico e culturale – nasce dalla volontà di raccontare la palingenesi contemporanea di territori in cui la cultura architettonica ha giocato un ruolo di primo piano nello sviluppo locale e regionale, e in cui si è verificata una sorta di cortocircuitazione virtuosa tra la produzione edilizia e il rafforzamento culturale e socio-economico dei contesti specifici.
Si pensi a ciò che è accaduto ad esempio nei Grigioni, in Sudtirolo o in Trentino, dove l’architettura è diventata uno dei temi chiave attorno a cui si è costruita un’idea di sviluppo locale che rimetteva in discussione le tradizionali modalità di interazione tra centri urbani e periferie, attraverso la proposizione di modelli “regionali” radicati sul territorio.
Come si legge nell’editoriale, a questo si aggiunge, a partire già dagli anni Novanta, un graduale consolidamento di tematiche innovative di carattere tecnologico e ambientale, come ad esempio l’efficientamento energetico degli edifici, che si sono fatti vettori di diffusione di un’idea contemporanea di nuova architettura in grado di farsi portatrice di istanze di sostenibilità e di nuovo rapporto con l’ambiente ed il territorio.

L’Hotel Paradiso del Cevedale (abbandonato) di Giò Ponti in Alta Val Martello, BZ (foto Isabella Sassi Farias). In apertura il Kunstmuseum Muzeum Susch, Chasper Schmidlin und Lukas Voellmy. Susch (CH) 2018 (foto Conradin Frei).
Quella presentata n questo fascicolo della rivista non è solo una rassegna di architetture costruite in anni recenti, è anche e soprattutto la testimonianza di professionisti che hanno scelto di basare la propria attività nel contesto montano, forti delle reti lunghe della formazione accademica e delle esperienze professionali internazionali. Una raccolta di idee di architettura, di modi di esplorare i luoghi, di studiare le condizioni del passato, di interpretare il cambiamento e le ragioni della contemporaneità.
Si toccano così una serie di tematiche che riguardano le ragioni intime delle scelte progettuali (spaziali, distributive, costruttive, tecniche), l’interazione e la dialettica con l’ambiente, il territorio, il paesaggio, la sostenibilità, o ancora le relazioni con la comunità ed il contesto socioeconomico e culturale locale, facendo emergere le peculiarità dell’operare architettonico in ambiente alpino (committenze private, opere pubbliche, concorsi, iniziative di sviluppo locale, mutazioni delle forme del turismo).
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