“Dislivelli”, lo sci e il grido di dolore stonato
“Sono molti anni che Dislivelli, senza acredine e senza pregiudizio”, scrive Enrico Camanni nell’editoriale della rivista, “mette in dubbio le scelte unilaterali dell’industria dello sci di massa, sostenuta da ingenti finanziamenti pubblici (cioè dai soldi di quei pochi cittadini che sciano e di quei tanti che non sciano affatto), che come tutte le industrie dai piedi pesanti non è in grado di adattarsi ai cambiamenti (climatici, economici, estetici), ma cerca con insistenza, talvolta con violenza, di adattare il mondo alle sue esigenze di sviluppo illimitato”.
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